giovedì 9 febbraio 2017

Davide LANZAFAME


ENRICO ZAMBRUNO, “HURRÀ JUVENTUS” DELL’AGOSTO 2010
La maglia della Juventus è la mia seconda pelle. Lo dice con convinzione e con un filo di emozione, Davide Lanzafame. La squadra di Delneri vuole mettere le ali? E allora lui è il giocatore giusto, uno che conosce qualsiasi angolo dell’emisfero bianconero, avendoci trascorso 14 anni prima di lasciare Torino, per Palermo, Bari e Parma. Ora però è tornato con un obiettivo preciso: imporsi nella squadra per la quale ha sempre tifato e giocato. Fascia destra o sinistra, pur di giocare si adatterebbe a tutto. Sulle corsie, fin dalle prime amichevoli, ha dimostrato di poter rendere al meglio. Avanti e indietro, senza fermarsi mai. Questo vuole mister Delneri. E Davide è pronto ad accontentarlo.
– Cosa significa tornare alla Juventus?
«Questa società è il massimo. Sono entusiasta di cominciare una nuova avventura perché mi sento maturo. Sono sincero: non me l’aspettavo, ma ora voglio sfruttare quest’opportunità. Indossare la maglia bianconera significa realizzare un sogno, l’inizio di un percorso che, spero, sia il più lungo possibile. Adesso sono in comproprietà con il Palermo e vorrei convincere la società a prendermi interamente. Dipenderà solo da me».
– Quali sono state le tue prime sensazioni al ritiro di Pinzolo?
«Ho notato subito la serietà e il lavoro, impeccabile, da parte di tutti. Prendo come esempi Alessandro Del Piero e Nicola Legrottaglie: nonostante la grande esperienza, sono sempre davanti al gruppo a tirare e non si risparmiano mai».
– Dove può arrivare questa squadra?
«Non possiamo ancora dirlo con certezza una stagione dipende da tante cose. La Juve è abituata a stare in certi palcoscenici e l’ultimo campionato non ha rispettato le aspettative. Vedo comunque la squadra nei primi tre posti».
– Tu hai giocato 14 anni nel settore giovanile bianconero. Che ricordi hai?
«Sono stati anni favolosi, mi hanno fatto crescere come calciatore e come persona. Ho sempre avuto un rapporto speciale con i miei compagni: è stata un’evoluzione di vita importante. Sono rimasto in ottimi rapporti con tanti miei compagni: da Bianco a Cuneaz, passando per Giovinco, Marchisio e De Ceglie, che ho ritrovato qui. Insieme abbiamo vinto tanto: uno scudetto con la Berretti e poi un campionato e una Coppa Italia con la Primavera, senza dimenticare il secondo posto al Torneo di Viareggio dove vinsi la classifica cannonieri».
– Gigi Delneri, fin dalle prime amichevoli, ti ha dato molta fiducia. Che impressione ti ha fatto il mister?
«Ottima. È un grande allenatore, gli piace lavorare sul campo. Ha portato nel gruppo, fin dal primo giorno, molto entusiasmo».
– Quale tecnico, finora, ti ha dato di più?
«Francesco Guidolin al Parma e Antonio Conte al Bari. Sono diversi, ma entrambi mi hanno insegnato molto».
– Nella tua carriera hai giocato in diversi ruoli. In quale zona del campo ti trovi meglio?
«Negli ultimi anni ho giocato sia come ala destra che sinistra, ma anche come seconda punta e trequartista. Sono un giocatore duttile. Ora voglio specializzarmi in un ruolo e l’esterno di centrocampo, non importa la fascia, è quello che sento più adatto a me».
– Il Mondiale ha dato un’indicazione importante: i giovani, anche con poca esperienza, possono fare la differenza. Può essere il momento giusto anche per te?
«Ogni storia è a sé. L’importante è farsi trovare pronti nel momento giusto e soprattutto bisogna saper aspettare. Sempre con umiltà».
– Facciamo un passo indietro: il tuo primo calcio al pallone quando l’hai dato?
«Nel Barcanova, una squadra di Torino nella quale mio papà era dirigente. A 6 anni poi sono andato alla Juventus e ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, fino alla Primavera. Poi sono andato a Bari, in prestito, in comproprietà al Palermo, ancora al Bari, dove abbiamo ottenuto la promozione in Serie A e infine al Parma».
– A Bari hai conosciuto, per la prima volta da vicino, il calcio professionistico.
«Sono stati anni molto importanti per la mia carriera. La squadra pugliese ha creduto in me e mi ha lanciato. Sono stato fortunato, perché sia Materazzi sia Conte mi hanno sempre fatto giocare. Proprio quest’ultimo mi ha saputo valorizzare da esterno, gli devo molto».
– La Serie A l’hai conosciuta prima a Palermo e poi a Parma, dove nell’ultima stagione hai realizzato 7 reti in 27 partite. Come giudichi la tua esperienza in Emilia?
«Molto positiva. La società e l’allenatore hanno subito avuto fiducia in me c’erano tutte le componenti per fare bene. Un’annata di crescita che mi ha fatto conoscere la Serie A permettendomi di giocare contro i difensori più forti del campionato».
– A proposito di difensori: i più forti che hai incontrato?
«I più “scomodi” in assoluto sono Chiellini e Lucio. Per fortuna Giorgio quest’anno è dalla mia parte».
– Il giocatore più forte con il quale hai giocato?
«A parte i miei attuali compagni alla Juventus, dico Hernan Crespo. Ho giocato insieme a lui a Parma. Nonostante l’età avanzata, è un giocatore favoloso con un grande carisma».
– Scegli il gol più bello della tua carriera fino ad ora.
«Quello che segnai in un derby Primavera contro il Torino. Mi arrivò la palla da un lancio lungo e segnai al volo. Magari non è stato il più importante, però ci tengo molto per la bellezza del gesto».
– Chi è Davide Lanzafame fuori dal campo?
«Un ragazzo normale. Sono fidanzato, ho molti amici e mi piace stare con la famiglia e con i nipoti. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei genitori. Non sono mai stati morbosi: mi hanno sempre dato consigli molto equilibrati».
– Mettiamo da parte il calcio. Quali sono gli sport che preferisci?
«Mi piacciono molto tennis, basket e pallavolo».
– I tifosi della Juventus si aspettano molto da te. Vuoi mandare loro un messaggio?
«Garantisco massimo impegno e massima serietà, che sono alla base di tutto. Solo così potrò raggiungere risultati importanti. Ho una grande voglia di fare bene».
– Cosa significa avere un Agnelli presidente?
«Noi calciatori ne siamo orgogliosi. Questa famiglia ha fatto la storia della Juventus».
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Nato a Torino, il 9 febbraio 1987, muove i primi passi nella squadra dilettantistica del Barcanova, in cui suo padre era uno dei dirigenti: «Avevo 5 anni quando mio fratello mi iscrisse in una scuola calcio della città: l’U.S. Barcanova. Giocavo sempre in avanti, un po’ per scelta un po’ perché l’allenatore probabilmente vedeva in me doti da attaccante, sempre che si ritenga possibile intravedere il futuro di un calciatore nei piedi di un bambino di 5 anni! A ogni modo ogni sabato mi accompagnavano al piccolo campetto di terra per gli allenamenti. Ricordo che, al ritorno da scuola, facevo i compiti velocemente per correre a giocare. Poi arrivò il sogno: la Juventus. Feci un provino di fronte a una schiera di osservatori bianconeri che, dopo vari allenamenti mi richiamarono per darmi la notizia che tutti i ragazzi di quell’età vorrebbero ricevere nella vita: “Sei stato inserito nella rosa dei Pulcini della Juventus”. Riecheggiano ancora nella mente quelle parole. Era la realizzazione di un sogno, la festa di una vita, io e il calcio!».
Con le formazioni giovanili vince tutto: «Con la Juventus sfioro il titolo italiano della categoria Giovanissimi Nazionali perdendo la finale ai rigori contro l’Atalanta (grazie alle prodezze del portiere bergamasco Consigli). Ricordo la finale in cui conquisto il titolo del Campionato Italiano Berretti contro l’Inter davanti agli occhi di Massimo Moratti: feci i due gol che ci portarono alla vittoria. Passai in Primavera: un’annata indimenticabile! Divento Campione d’Italia Primavera contro la Fiorentina non giocando moltissimo (essendo di un anno più piccolo rispetto ai miei compagni) ma l’anno successivo è quello della consacrazione in quanto segno 30 gol in campionato e conquisto la Coppa Italia Primavera sempre da protagonista, e sempre nello stesso anno conquisto il titolo di capocannoniere con 7 gol al Torneo di Viareggio. È un grande orgoglio per me poter scrivere che fu mio il gol della vittoria».
Esordisce in prima squadra il 3 giugno 2007, nella partita tra Juventus e Bari, penultima giornata del campionato di Serie, giocata nel capoluogo pugliese e terminata con la vittoria della squadra di casa per 1-0. Proprio alla società barese è ceduto in prestito per la stagione successiva.
Dopo un lungo girovagare, veste nuovamente la maglia bianconera il 29 luglio 2010, in Shamrock Rovers-Juve, nell’andata del terzo turno preliminare di Europa League. A causa dello scarso utilizzo in bianconero (3 presenze in campionato e 6 in Europa League comprese 4 apparizioni nei turni preliminari), il 4 gennaio 2011 si trasferisce in prestito al Brescia, terminando così la sua tribolata avventura in bianconero.

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