sabato 22 febbraio 2020

SPAL - JUVENTUS


9 ottobre 1960 – Stadio Comunale di Ferrara
SPAL–JUVENTUS 1–2
Spal: Matteucci; Riva e Valadè; Ganzer, Catalani e Scappi; Novelli, Corelli, Montenovo, Carpanesi e Morbello. Allenatore: Ferrero.
Juventus: Vavassori; Burelli e Sarti; Cervato, Leoncini e Colombo; Nicolè, Boniperti, Charles, Lojodice e Stacchini. Allenatore: Parola.
Arbitro: Francescon di Padova.
Marcatori: Corelli al 6’, Boniperti al 35’, Nicolè al 52’.


“STAMPA SERA”
Le prime gocce di pioggia sono cominciate a cadere un’ora prima che si iniziasse la partita. Grigio il tempo e grigia anche la partita della Juventus. Se la minaccia della pioggia non è riuscita a tener lontana la folla che ha esaurito tutti i posti del campo, ha però influito sul gioco e, nella ripresa, particolarmente su quello della Juventus quando l’acqua ha preso a cadere senza interruzione rendendo il terreno pressoché simile a un patinoire.
Ma non ci sembra comunque che siano da tirar fuori attenuanti. La Juventus non è stata certamente all’altezza di altre prove, si è scatenata quando, sorpresa da un goal segnato dopo appena sei minuti dagli avversari, ha dovuto impegnarsi per colmare lo svantaggio, ma, raggiunto il pareggio prima del riposo e andata a sua volta in vantaggio dopo appena pochi minuti dall’inizio della ripresa, su questo secondo goal si è letteralmente seduta, svolgendo un gioco pigro e disarticolato, assolutamente senza ritmo, spesso addirittura fermo, senza mordente, come di rado accade di vedere nella Juventus.
La vittoria premia quindi la classe e trascura il giuoco, ma chi ha assistito alla partita ne ha riportato un’impressione di disordine, di movimenti confusi, di iniziative sbagliate, di manovra sommaria che non sono abitualmente nello stile inventino. Tutto il secondo tempo ha avuto questa caratteristica di gioco malamente abbozzato, di azioni continuamente attardate da pentimenti e da incertezze. Malgrado la sua superiorità evidente di palleggio non si può certo dire che la Juventus si trovasse troppo sicura del suo vantaggio, perché la minaccia del pareggio è sempre aleggiata sul campo, poteva bastare lo scivolone di un difensore a rimettere in dubbio la vittoria, come poi è avvenuto al 22’ della ripresa quando un provvidenziale fuorigioco veniva fischiato dall’arbitro un attimo prima che Burelli, in un fallito tentativo di rinvio, rimettesse in gioco Novelli che era già scattato alle spalle di Cervato. È stato questo il momento del brivido. Senza dubbio i juventini ci ripensano ancora.
Torniamo indietro al goal degli spallini. L’episodio si verificava al 6’ quando la partita era ancora ai primi abbozzi di gioco. Un fallo di Colombo quasi al punto del corner sulla destra dell’attacco ferrarese, veniva sanzionato dall’arbitro con un calcio di punizione. Lo tirava Morbello a traiettoria molto tesa, il pallone attraversava tutta la porta e giungeva a Corelli che si trovava a una dozzina di metri dai pali. Il mezzo destro avversario scattava e colpiva di testa la palla la quale, cogliendo in contropiede Vavassori che si era portato contro il montante alla sua destra, andava ad adagiarsi con lenta parabola nella rete, presso il montante di sinistro.
Sorpresa a freddo da questo goal, la Juventus attaccò immediatamente, intensificando la sua offensiva per più di mezz’ora. È stato questo il periodo migliore della squadra, il più nutrito di gioco, il più ricco di iniziative, il più avvincente per continuità di ritmo. In questa mezz’ora, raramente gli avversari hanno avuto la possibilità di contrattaccare. Si può dire che la Juventus in tutto il primo tempo è rimasta all’offensiva per una quarantina di minuti circa e la sola cosa che stupiva era che tardasse tanto a segnare.
Le occasioni, in verità, non sono mancate. Ne fallì una Stacchini, da pochi passi, al nono minuto. Lojodice prima e Leoncini venivano poi atterrati nella fase conclusiva quando già erano entrati in area, Matteucci compì salvataggi stupendi di fronte a quell’assalto che incalzava sempre più, cinque calci d’angolo venivano battuti contro la porta ferrarese nello spazio di due minuti, dall’11’ al 13’ un vero assedio. L’offensiva juventina aveva richiamato indietro tutta la squadra avversaria, davanti stava il solo Morbello appostato contro Cervato a mezzo campo per tentare la fuga isolata, nonostante la ressa e il continuo corpo a corpo la Juventus trovava modo di inserire nel gioco alcune azioni di felice impostazione tattica e pregevoli per manovra tecnica che fatalmente però si spegnevano nella baraonda creata al limite dell’area di rigore.
Il pareggio giungeva finalmente al 35’ su un’azione condotta da Nicole sulla sinistra dell’attacco. Il juventino si spostava molto a lato per sfuggire alla marcatura e centrava a mezza altezza, la palla toccata nella mischia di testa giungeva a Boniperti che al volo scagliava nella rete da due o tre passi. Raggiunto il pareggio, la Juventus non rallentò il ritmo, cercava forse sullo slancio della sua offensiva di mettere a segno anche il secondo goal che avrebbe potuto subito decidere le sorti della partita, ma la porta ferrarese restò salva.
Quando le squadre rientravano negli spogliatoi, si poteva trarre un bilancio del gioco largamente favorevole ai bianconeri. Tutta la squadra aveva giocato con un impeto agonistico ammirevole sotto la perfetta regia di Boniperti. Pronti sempre i suoi ricuperi dopo i tentativi di contrattacco avversario, sicuro il palleggio, vario di tessitura e sempre robusto il gioco. Cesarini aveva spostato già fin dall’inizio Leoncini a sinistra, lasciando il più esperto Colombo a sorvegliare la zona dove operava Morbello, ritenuto il più pericoloso attaccante avversario. Leoncini ha condotto tutto il primo tempo con slancio, sicuro sulla palla, mai avventato nelle sue incursioni sul fronte dell’attacco, pronto sempre nei ripiegamenti. Accanto a lui sono pure da segnalare Colombo che ha svolto un lavoro massacrante, Burelli che ha disputato la sua più bella partita della stagione, Stacchini apparso enormemente migliorato in appena otto giorni, Cervato che ha avuto il compito più difficile contro lo scaltro e veloce Morbello sempre sul filo del fuorigioco.
Al ritorno delle squadre in campo la pioggia cadeva a dirotto. Passavano appena otto minuti e Lojodice, che aveva scambiato di posto con Nicolé trasferendosi all’ala destra, iniziava una serrata schermaglia contro il terzino Valadè nei pressi del corner. È stata un’azione tutta impostata sull’abilità tecnica personale. Dopo una serie di finte e di tocchi, Valadè investiva duramente Lojodice che stava sfuggendogli, dopo un’ennesima finta, lungo la linea di fondo. L’arbitro fischiava il fallo e concedeva la punizione quasi nello stesso punto in cui Morbello aveva battuto la punizione del primo tempo. L’esecuzione del tiro veniva affidata a Boniperti e la palla filava con bassa parabola sulla mischia, saggiamente tenuta fuori da ogni possibilità di intervento di Matteucci. Charles, benché strettamente marcato, riusciva a toccarla di testa deviandola verso Nicolé appostato a pochi metri dai pali, e quest’ultimo, con un definitivo colpo di testa la deponeva nella rete. Un tentativo in extremis di Scappi sulla linea della porta non riusciva a evitare il goal.
Questa seconda, rete dava la vittoria alla Juventus e ne addormentava il gioco. Si verificò quello a cui abbiamo già accennato sopra. L’azione juventina si smorzò, i passaggi si infittivano ma senza fare un passo avanti, in certi momenti si giocava quasi da fermo. Rari i tentativi di allungo e quasi sempre a sproposito. La Spal, incoraggiata a gran voce dalla folla, stava sempre all’agguato per scoccare il contrattacco di sorpresa. Ne effettuò diversi, ma quasi sempre impostati su un uomo solo. Se avesse avuto un attaccante in grado di affiancarsi a Morbello il colpo avrebbe potuto riuscire, ma l’azione ricca di energia era però troppo fragile tecnicamente, l’assalto difettava di possibilità tecniche.
Il pericolo ferrarese si fece grave a cinque minuti dalla fine, in seguito ad una punizione battuta da Ganzer a un metro da fondo, sulla sinistra e a circa quindici dalla porta. Mentre Colombo interveniva di testa per liberare, usciva Vavassori per respingere di pugno e il portiere riusciva bensì ad allontanare la palla, ma si prendeva sullo zigomo sinistro una violenta gomitata dal compagno. Nella confusione Burelli, che non perde mai la calma riusciva finalmente a liberare e i juventini dopo essersela vista brutta potevano riprendere la loro lenta manovra verso la porta avversaria mentre già la gente cominciava a sfollare, fra fischi e imprecazioni. La Spal, che forse non sperava tanto, si trovò alla fine delusa perché riteneva di poter pretendere di più. La squadra non ha più l’inquadratura e la solidità di quella dell’anno scorso, ma è un pozzo di vitalità. Può senza dubbio migliorare e aprirsi la via verso zone più tranquille della classifica.

La vittoria conquistata ieri dalla Juventus contro la Spal ha avuto un seguito di discussioni assai vivaci a fine partita. Cesarini è stato attorniato dai giornalisti i quali volevano sapere da lui le ragioni della scialba prova dei bianconeri, come giudicasse i suoi uomini, perché il tale era stato così scialbo e il tal altro così lento, a cosa egli attribuiva l’assenza di ritmo della squadra nel secondo tempo, quali previsioni di riscossa faceva per l’avvenire della compagine e in generale come giudicava la situazione del campionato e le possibilità per la Juventus di conservare lo scudetto. Investito da questa ridda di domande, Cesarini rispose come generalmente si risponde in simili occasioni, fingendo di dir molto senza in verità dire niente perché lui sa, come del resto sappiamo tutti, che nel gioco vi sono situazioni che restano senza spiegazione e che di una partita fatalmente non si può capire tutto.
Il secondo tempo della partita di ieri è rimasto in verità incomprensibile agli stessi bianconeri. Boniperti ci diceva che sul campo aveva perduto la voce cercando di richiamare i suoi compagni a un gioco non diciamo più vivo, ma addirittura più di buon senso, adatto al terreno, fatto di passaggi corti in profondità su uomini smarcati, evitando gli allunghi da lontano che risultavano incontrollabili e organizzando avanzate condotte con ritmo sostenuto e con giocatori continuamente in movimento. La squadra non lo sentiva più, i suoi movimenti avevano perduto l’armonia e la precisione del primo tempo, pareva che essa si fosse prefisso un solo compito, quello di tenere lontano l’avversarlo per non correre il pericolo di un pareggio. I giocatori si scambiavano quindi la palla continuamente, si infittivano i passaggi laterali e quelli indietro, l’attacco appariva spesso in surplace, come incapace di muoversi o come per invitare l’avversario a scoprirsi, occasioni preziose venivano distrutte, da questo gioco senza vivacità e senza idee.
Noi crediamo che la compagine juventina abbia esaurito nella serrata lotta del primo tempo, non diciamo le sue energie, ma la sua facoltà d’inventiva. La lotta per raggiungere il pareggio l’aveva presa alla gola, l’aveva tenuta in tensione per più di mezz’ora ed essa aveva esaurito la sua carica nervosa.
Nella lotta del campionato vi sono partite che si possono tanto vincere come perdere, ma ve ne sono però di quelle che perderle non si può perché è certo che le vinceranno gli avversari coi quali si lotta per il trionfo finale. Sul campo della Spal di quest’anno, la Juventus sa che vinceranno tanto l’Inter quanto la Roma e il Milan o la Fiorentina, salvo fatti imprevedibili e all’infuori dei meriti di gioco. Perdere la partita significava caricarsi sulle spalle un handicap di cui non avrebbe più potuto liberarsi. Il goal di Corelli l’ha subito messa di fronte al pericolo di un forse irrimediabile ritardo nella sua marcia. Attaccò con impeto, ma anche con l’angoscia di non riuscire a farcela. Vi sono giornate in cui tutto va a rovescio, il gioco prende direzioni sbagliate, i tiri vanno fuori bersaglio. La Juventus ebbe l’impressione di essere capitata nella sua giornata nera e temette che quella rete realizzata proprio mentre i giocatori non si erano ancora nemmeno scaldati i muscoli, dovesse segnare il suo destino e respingerla alla coda del gruppo di testa. La sua reazione le prese le forze e l’animo, le logorò lo spirito e i nervi.
Ecco perché essa fu diversa da quella che era stata ammirata nel primo tempo. Il fatto ha quindi una spiegazione psicologica, non tocca la squadra nelle sue possibilità di gioco, non è più solamente una questione di ritmo, perché la squadra non era né sfinita né stanca, semplicemente essa non giocava più.
Cesarini avrebbe potuto dire questo e altro ai suoi interroganti, ma sarebbero stati in quel momento discorsi superflui e poco convincenti. È dopo, che ci si ripensa. Allora restò la sensazione che avrebbe potuto andar peggio perché la squadra, ha, sempre nella ripresa, sottovalutato il pericolo della reazione avversaria che solamente il fischio salvatore dell’arbitro in quel famoso 22° minuto ha potuto evitare.
Le conclusioni tecniche le trarrà Cesarini e crediamo che, riportate al gioco del primo tempo, saranno sostanzialmente buone. La compagine ha manovrato con ritmo serrato e Leoncini, di cui ancora un poco si temeva per il ginocchio operato, si è comportato come un autentico campione. La nota più lieta è venuta da Burelli, il cui inserimento nel gioco juventino era sembrato, nelle precedenti partite, un poco laborioso. Ieri Burelli ha giocato come un asso e non è nemmeno poi tanto lento come si credeva se a un certo punto, ingaggiata una gara di velocità con Morbello, che passa per uno dei più pericolosi scattisti dei campi di gioco, è riuscito a spuntarla. È nelle situazioni difficili che si rivela la tempra di un atleta e ieri Burelli ha superato uno dei più difficili esami di questo suo noviziato juventino.
Per il resto è meglio mettere la partita in archivio e non parlarne più. Ci sembra che la cosa più importante sia questa: la Juventus è sempre al comando.

2 commenti:

Alberto Caruso ha detto...

Grazie di tutto Stefano e complimenti per il blog ben fatto.
Ma ti prego scrivi "gli" juventini, perché l'italiano non è un'opinione!!!
Un abbraccio da un fratello JUVENTINO

Stefano ha detto...

Grazie per i complimenti, Alberto.
Ma ho lasciato la cronaca originale, com'è giusto che sia. Con le parole che si usavano allora.
Un abbraccio.